Minilessico romagnolo, anzi della sammauresità

January 17, 2016
in Category: Pasta&food
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Minilessico romagnolo, anzi della sammauresità

Minilessico romagnolo, anzi della sammauresità

In un mondo in cui siamo martellati dal continuo flusso di informazioni, schiacciati da un’enormità di stimoli e in cui la globalizzazione è la parola d’ordine, la gente, pian piano, sta riscoprendo il gusto per le piccole cose, per le particolarità sotto casa loro, per i rapporti che tengono unita una comunità.

A Bologna hanno creato addirittura un’App per segnalare in tempo reale dove si trovano gli “umarell” (letteralmente omarelli) con braccia incrociate dietro la schiena e testa un po’ ricurva pronti a far chiacchiere in una piazza, davanti a una strada in rifacimento, un cantiere di un nuovo edificio o a un bar.

Nel solco di questo nuovo rinascimento delle tradizioni si colloca anche un curiosissimo libro scritto da Gianfranco Miro Gori, illustrato da Roberto Arnone dal titolo “Il nostro paese. Minilessico illustrato della sammauresità”.

San Mauro Pascoli è un paese della Romagna, il cuore della Romagna. Secondo il giornalista riminese Guido Nozzoli la Romagna è un’isola del sentimento, un pianeta inventato dai suoi abitanti. E San Mauro ne è uno dei tanti simboli. Questo piccolo libro vuole raccontare, grazie a una raccolta di parole tipiche del territorio, le storie che le spiegano, gli aneddoti diventati patrimonio comune. Buona parte delle voci sono state pubblicate a cadenza quindicinale nella rete in Sanmauropascolinews.it, un sito di informazione locale tenuto in vita grazie ad alcuni volontari, tra cui gli autori del libro.

Questi alcuni esempi di sammauresità.

Maròina, parola in lingua sammaurese che in italiano suona “Marina” viene molto usata nella locuzione “Andè a Moròina” (andare al mare) scritta con la maiuscola perchè per gli indigeni indica il mare di San Mauro, meno di un chilometro di spiaggia ricca di dune.

A vagh te Castèl” (vado nel Castello) a San Mauro non significa andare a visitare un castello, ma andare nella piazza Agostino Antonio Giorgi, “già del Castello” come recita la lapide toponomastica recentemente apposta.

Poi ci sono gli appellativi nati addirittura da tragedie. E’ il caso di un ponte. Il ponte più noto a San Mauro è stato battezzato dalla voce popolare come “e’ pòunt de zi Méch” (il ponte dello zio Amilcare). Questo nome si deve, pare, allo spazzino comunale che affogò proprio in quel punto.

E come non parlare del Poeta e della “guerra” che si svolse tra San Mauro e Barga (in Lucchesia), dove Giovanni Pascoli visse gli ultimi anni della sua vita, dove morì, e dove decisero di seppellirlo, mentre i sammauresi chiedevano a gran voce di riavere il corpo del defunto per farlo riposare nella tomba di famiglia assieme al padre, alla madre i fratelli e le sorelle. Fu sorella Maria, detta Mariù a disporre diversamente e Pascoli resterà in Lucchesia senza attuare una volta per tutte il suo “ritorno a San Mauro”.

Insomma un esperimento linguistico e sociale interessante che ha il pregio di cristallizzare un passato che troppo spesso si dimentica.

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