La timidezza è composta dal desiderio di piacere e dalla paura di non riuscirci
(Edme-Pierre Chauvot de Beauchêne)
Siamo tutti spettacolari. Siamo tutti timidi. Dipende solo dal giorno.
(Brad Meltzer)
Il timido è una persona riservata che non ride, sorride. Non parla ad alta voce e non usa quasi mai la parola io. A volte vorrebbe sparire, come risucchiato dal terreno, altre volte evaporare, disperdersi nell’aria. Il timido è una persona sensibile che sogna di essere una farfalla ma allo specchio si vede bruco. In realtà non è né farfalla né bruco, è in una perenne ricerca di trasformazione. La timidezza è una forma di miopia mentale, è un errore di valutazione che operiamo nei nostri confronti. Ma si può guarire? Per superare una lieve forma di timidezza è necessario acquisire maggiori abilità sociali, imparare a essere meno perfezionisti, far crescere l’autostima e cercare di rilassarsi quando si è con gli altri, che in termine tecnico significa “fregarsene”.
Il piatto del timido è piccolo, minimale, vuole sparire sotto qualcosa che lo nasconde. Ma è anche disordinato, perché quel disordine è un insegnamento fondamentale per il timido che deve imparare a convivere con la “non- perfezione” e la naturalezza. Il timido deve accettarsi. Deve accettare che si è belli così come si è, anche un po’ brutti e imperfetti. E deve imparare a condividere questa condizione con gli altri che, come lui, hanno le stesse emozioni, le stesse paure.
Polpettine di carne avvolte in grandi foglie di limone. Limone che nasconde e ripara – il timido non vuole farsi vedere – ma anche capace di dare una scossa emotiva. Sono polpettine piccole dai contorni leggermente scomposti perché non sono state fritte ma cucinate al forno dove la forma si dilata, si allunga a piacere del fuoco. E’ un piatto pensato per il finger food dove tutto si condivide, dove non ci si vergogna a mangiare con le mani ed è d’obbligo una certa sfrontatezza nel servirsi. Il finger food è un modo di cibarsi social dove condividere una porzione con gli altri diventa un pretesto per avviare una comunicazione tra estranei, superando le barriere solitamente imposte dalla più rigida cena attorno a un tavolo. Un timido se non vuole morire di fame deve darsi per forza da fare…