Non ho mai creduto che Walt Disney, il papà di Topolino e di Paperino, potesse essere stato filonazista e antisemita. Forse un po’ saputello e presuntuoso come a volte è Topolino, ma di certo non filonazista. Ci sono alcune circostanze della sua vita che, tra l’altro, lo assolvono totalmente. Qui ne cito alcune: a scuola venne dichiarato “senza troppa fantasia”; a 15 anni vendeva caramelle negli scompartimenti dei treni per racimolare qualche soldo (da qui il suo amore per i treni a vapore dei suoi fumetti); all’inizio della sua carriera venne tradito dai suoi collaboratori più fidati, ma lui ebbe la forza di ricominciare da solo con nuove idee. Era talmente sognatore che andò avanti anche quando il maggiore produttore cinematografico del tempo disse che Biancaneve, il suo primo film d’animazione e primo film d’animazione al mondo, sarebbe stato un flop pazzesco e l’avrebbe portato al fallimento. Uno così non può che avere un animo da creativo rivoluzionario. E i rivoluzionari creativi costruiscono, non distruggono.