Appartengo a una generazione che ha subìto il fascino del perdente, forse è per questo che la storia di Nikola Tesla, il geniale inventore, sfortunato, mal pagato, il cui valore è stato riconosciuto dopo la sua morte, mi ha subito attratto.
Tesla, chiamato “il domatore degli elettroni”, inventava, prima di tutto, per offrire un servizio utile all’uomo: praticamente per missione. Benefattore? No, più che altro uno scienziato romantico, vittima delle manie: odiava perle e orecchini, contava i suoi passi e provava disgusto per i capelli delle altre persone.
Ma nella sua follia Nikola Tesla ha inventato oggetti a noi molto noti: dalle centrali idroelettriche alla corrente alternata della rete elettrica, dai motori a campo magnetico rotante degli elettrodomestici al vecchio tubo catodico de televisori. Ma non solo, con le sue intuizioni sono stati realizzati anche i tachimetri delle automobili, le lampade al neon e il radar per il controllo del traffico aereo. Peccato che non sia riuscito a vedere niente di ciò che ha inventato. E’ morto povero in canna in un albergo di New York. Mi piace pensare che ci sia lui dietro allo spettacolo di luci a cui assistiamo nella magica notte di San Lorenzo. Quest’estate da lassù, “poeta della scienza”, facci vedere ciò di cui sei capace.