Sulle tavole dei ristoranti di Manhattan, con i suoi 58 milioni di turisti all’anno, non manca nulla: pastasciutta, formaggi, pesce, buon vino italiano. Per dare un’idea di quanti ristoranti si trovano in poco meno di 90 chilometri quadrati, si è calcolato che una persona può fare tre pasti al giorno per un anno intero senza mai mangiare nello stesso locale. E’ possibile trovare l’introvabile, anche il fiasco di Chianti in un ristorante indiano. Ma quello che manca e per cui gli americani pagherebbero oro sono i prodotti particolari, di qualità, che non si trovano sugli scaffali dei supermercati e che portano con loro un’anima speciale.
E proprio qualità, ricercatezza e distribuzione limitata sono le caratteristiche dei tre vini (Tito, Pirro, Nanì) della Tenuta Villa Rovere di Forlì, qualità ce li rendono ideali per essere venduti su un mercato esigente come quello di Manhattan. Grazie a un accordo con Export Usa (rete commerciale dedicata all’import di eccellenze enogastronomiche nel mercato americano) le tre etichette firmate dall’imprenditore Alessandro Annibali noto per il progetto di filiera “Noci di Romagna” dopo Natale sbarcheranno nella grande Mela per essere bevuti nei ristoranti italiani di alto livello. Una scommessa che certo non spaventa Alessandro Annibali abituato alle imprese che si muovono in controtendenza. Un esempio? In uno scenario enologico mondiale dove l’identità territoriale è la parola d’ordine, la Tenuta Villa Roveri invece di specializzarsi in Sangiovese ha puntato sull’internazionalità dei vitigni: Nanì è un Sauvignon Blanc, Pirro è un Merlot e Tito è Cabernet Sauvignon, Merlot e una piccola percentuale di altre uve rosse locali nell’uvaggio.
E il risultato è più che ottimo. Pirro al suo esordio ha guadagnato l’eccellenza nella guida dell’Ais (Associazione Italiana Sommelier) “Emilia Romagna da Bere e da Mangiare” edizione 2013, medesima sorte per Tito che ha centrato l’eccellenza nell’edizione 2015. A curare la qualità dei vini della Tenuta, come se fossero dei bambini da far crescere, è Marisa Fontana, esperta enologa ma soprattutto innamorata del suo lavoro.
La vigna
E’ una vigna di sei ettari, sull’antica via che da Forlì porta a Firenze. Un terroir dalle particolari caratteristiche, che ricorda i calanchi e in cui si trovano ancora le conchiglie. Insieme ad Annibali, Marisa Fontana ha messo in piedi una vigna poli-varietale e poli-clonale ad alta densità di impianto, curata nei minimi particolari. Il risultato sono i tre piccoli capolavori, disponibili in quantità limitata (12 mila bottiglie).
Il Nocino di Romagna da esportazione
Insieme ai vini sul mercato americano arriverà anche il “Nocino Terre di Romagna” prodotto con le noci Chandler (particolari per il retrogusto di miele) raccolte la notte di San Giovanni nei noceti dell’azienda agricola di San Martino in Strada (Forlì), sempre di Alessandro Annibali. Il Nocino, prodotto tipico dell’Italia centrale non è conosciuto all’estero. E’ possibile trovare il Limoncello, addirittura la Liquirizia calabrese, ma non il Nocino. La ricetta di questo liquore dalle miracolose proprietà digestive, tra l’altro, l’ha scritta proprio Pellegrino Artusi di Forlimpopoli, a pochi passi dall’azienda agricola di San Martino. Come si potevano privare le tavole estere di una prelibatezza simile?