Chimica e pezzi di storia nel bicchiere. Ovvero regole, proporzioni e bilanciamento di aromi e profumi che galleggiano in un bicchiere da cocktail. Questo è il lavoro del barman. No, pardon del bartender, anzi ora “bar chef”, un professionista esperto di mixology e, di sicuro, detentore delle segrete leggi della magia che fanno di un miscuglio di sostanze più o meno alcoliche qualcosa per cui vale la pena esistere.
Jonathan di The Noble Experiment di Santarcangelo è uno di questi nuovi professionisti che sanno perfettamente come muoversi tra l’alta gradazione e le sfumature. Come in cucina anche nel settore degli aperitivi i dettagli sono fondamentali, contribuiscono a creare il bicchiere unforgettable.
Utilizzando prodotti di nicchia, come il vermouth della Tenuta di Saiano, Jonathan aromatizza liquori o vini invecchiati per dare agli aperitivi del suo locale un tono vintage, ovvero classico ma molto trendy, quel tocco che difficilmente delude perché è più sostanza che forma.
E il vermouth, anzi vermut all’italiana, vino liquoroso aromatizzato ideato nel 1786 a Torino da un certo Antonio Benedetto Carpano, è proprio un liquore così: classico e di sostanza. Un liquore che fa da supporto a molti cocktail famosi come Negroni, Hair Raiser, Burnsides, Stormy Weather, Manathann, Bobby Burns e che, dopo un periodo di ingiusta eclissi, sta tornando a far parlare di sè alla grande, anche da solo. E’ l’italianità che prende la sua rivincita anche nei cocktail.
A Torino, patria del vermouttino, i giovani più trendy in quest’ultimo anno si fanno servire solo vermouth, soda, ghiaccio e una flambata di olio essenziale di pompelmo. Se passate da Santarcangelo non dimenticate di chiederlo a Jonathan.