Ho sempre pensato che le notti autunnali assomigliassero alle noci, cibo di cui vado ghiotta. Un po’ perchè è un frutto autunnale e poi perchè tutti, in autunno, tendiamo a chiuderci nel guscio della nostra casa per ritrovare il gusto di una coccola o di un momento di relax in sala. Ma la noce ricorda anche il cervello: all’esterno la scatola cranica, all’interno lobo destro e lobo sinistro. Non a caso, infatti, le noci contengono grandi quantità di acidi grassi omega-3 utili a prevenire il declino cognitivo del cervello. Ed ecco spiegato perchè, nelle notti autunnali, io dormo poco e penso molto. La mia attività cerebrale, sollecitata dalle grandi quantità di noci di cui mi nutro durante la giornata, viene amplificata dal silenzio della notte e la mattina sono stanca e affaticata. E così, quando scendo in cucina, in ciabatte e pigiama, per ricaricarmi che faccio? Mangio tre o quattro buonissime noci col miele. E così si chiude veramente il cerchio, anzi il rito propiziatorio e delirante di una strega intorno a un immaginario noce di Benevento. Penso che prima o poi mi manderanno al rogo…