Il cannolo siciliano non è un dolce. E’ un’opera d’arte, un gioiello. La cialda color oro, già capolavoro per gli occhi, deve risuonare sotto i denti, una musica per le orecchie e per il palato. Così come il ripieno di ricotta fresca dev’essere preparato seguendo rigorosamente la ricetta tradizionale. Solo ricotta di pecora, più profumata e non troppo fresca altrimenti risulta eccessivamente bagnata. Dev’essere una ricotta setacciata non montata. Nonostante sia un dolce generoso, barocco e impreziosito da frutta candita e pistacchi, il cannolo siciliano non è né sofisticato né montato. Stretto nel suo cappottino fatto su misura, il ripieno viene strizzato come il bel seno di una donna. Per questo va mangiato subito, appena la farcitura è stata inserita all’interno della “scoccia” (come la chiamano in Sicilia). E va mangiato a grandi morsi, mai a piccoli bocconi.
Se quando lo assaggi chiudi gli occhi, il cannolo siciliano ti apre un mondo.
Di quest’arte ne sa qualcosa l’Antica Focacceria San Francesco di Palermo che questo fine settimana (da venerdì 26 maggio a domenica 28 maggio) sarà presente a Bagno di Romagna, all’interno dell’Anteprima del Festival Internazionale del Festival di Cibo di Strada.
“Diciassette anni fa, l’Antica Focacceria è stato il primo locale che ho contattato per organizzare il Festival – ricorda Gianpiero Giordani ideatore e organizzatore dell’evento gastronomico più copiato in Italia e fuori Italia – Mi ricordo chiamai Fabio Conticello e la moglie Egle invitandoli a partecipare all’innovativa manifestazione. Non fu facilissimo perché non era una cosa normale spostarsi per qualche giorno portando e cucinando i propri prodotti originali in giro per l’Italia. Ma alla fine dissero di sì. E per noi, da allora, l’Antica Focacceria San Francesco è un punto fermo, ma soprattutto una presenza di grande vanto”.
L’Antica focacceria San Francesco, infatti, è stata fondata nel 1834 e appartiene all’associazione dei “Locali storici d’Italia”.
Ma da Palermo non arrivano solo i cannoli, a Bagno di Romagna si potrà assaggiare anche il Pani ca’ meusa, un piatto che sembra risalire agli arabi. Si tratta di una specie di focaccia (chiamata “guastedda”) che viene farcita. Ne esistono due versioni: una versione cosiddetta “schietta” (ossia nubile) – in cui la farcia è costituita semplicemente da freschissima ricotta di pecora soffritta nello strutto di maiale e condita con caciocavallo tagliato a listarelle; ed una versione “maritata” nella quale alla farcia della “schietta” si aggiungono le interiora del vitello.
Non mancheranno nemmeno le panelle (frittatine di farina di ceci servite all’interno della focaccia) e le arancine di riso condite con ragù di carne e piselli oppure di burro, prosciutto e mozzarella. Gustosi piatti che, deliziandoci il palato, raccontano storie e tradizioni. Parola d’ordine: assaggiare tutto.