Abbracciarsi fa bene
Esistono numerose ricerche scientifiche che dimostrano come farsi le coccole stimoli la produzione di endorfine e aumenti il livello di ossitocina (l’ormone della felicità). Secondo gli esperti per ottenere benefici duraturi servirebbero almeno dai 4 ai 12 abbracci al giorno. Ma è ovvio che dipende dal tipo di abbraccio. Se in ufficio ci getta le braccia al collo il capo dopo averci licenziato, sicuramente a muoversi nel nostro ipotalamo non saranno gli ormoni della felicità, ma quelli della rabbia… Quindi l’abbraccio deve essere riempito di significato capace di mettere in relazione cuore-cervello e di conseguenza far bene alla nostra salute.
Shock carismatico
La pensa così anche il professore Enzo Soresi, tisiologo, anatomopatologo, oncologo e primario di Pneumologia al Niguarda di Milano, autore del libro “Il cervello anarchico” ristampato quattro volte e noto per aver teorizzato lo “shock carismatico”, ovvero una spiegazione scientifica del miracolo. Secondo il medico alcuni pazienti malati incontrando persone carismatiche (come Madre Teresa di Calcutta) hanno avuto un’emozione così forte nella zona del loro cervello “più arcaica” da riuscire a scatenare fiumi di interferoni e interleuchine che, a loro volta, hanno attivato gli anticorpi eliminando la malattia. “Credo nella forza della parola – ha affermato in occasione di un’intervista a proposito del suo libro – Se noi due ci parliamo, piano piano modifichiamo il nostro assetto biologico, perchè la parola e la relazione sono un farmaco”. Il professor Soresi, da quando ha lasciato l’ospedale per dedicarsi alla libera professione e agli studi di neurobiologa, ha maturato la convinzione che sia proprio nell’encefalo l’interruttore in grado di accendere e spegnere le patologie sia psichiche che fisiche.
Le relazioni sono “cibo sociale”, il cibo è relazione emotiva
Se le relazioni, definibili come “cibo” sociale quotidiano, possono arrivare a curare patologie serie, allora anche il cibo (già capace di modificare il nostro sistema ormonale e il nostro cervello attraverso i neurotrasmettitori) se venisse valorizzato a livello emotivo e riempito di significato potrebbe incidere nello stesso modo sul nostro stato d’animo. Dal punto di vista più scientifico le sostanze nutritive contenute nel cibo sono essenzialmente molecole ed energia. E le molecole e l’energia hanno una particolare influenza sul nostro complesso sistema ormonale e sulla produzione dei neurotrasmettitori, entrambi regolatori del funzionamento del cervello. Praticamente trasmettono “messaggi” di natura chimica che danno ordini del tipo: “muoviti” o “fermati” e sono capaci anche di far provare emozioni profonde, viscerali, come il senso di vuoto oppure la sensazione di felicità pura, incontenibile. Si tratta di sensazioni che si muovono in un intervallo che va dall’insoddisfazione alla soddisfazione con tutte le sfumature emotive intermedie. Ma sappiamo che non esiste solo il piano fisico e chimico, ma anche gli affetti e le emozioni. E il rapporto che si crea tra il cibo e le persone diventa una relazione vera e propria. Se questa relazione si riempie di significati e di senso anche mangiare un alimento invece di un altro o cucinarsi un piatto con cura e attenzione invece di scartare una pizza surgelata e infilarlo nel microonde, diventeranno azioni quasi terapeutiche. Un pranzo giusto è come una coccola arrivata a destinazione nel momento desiderato. Può valere anche più di un abbraccio del marito dopo 30 anni di matrimonio. Provare per credere…